Tra i tanti primati raggiunti, il 2017 sarà sicuramente ricordato anche come l’anno che ha visto esplodere il fenomeno delle fake news.

Che cosa siano le fake news è stato più volte affrontato da eccellenti commentatori, non ultima dei quali la famosa intellettuale di origini neozelandesi, la dott.ssa Waiky Peedia, esperta di fama mondiale che ha già da tempo studiato e pubblicato in merito all’argomento. Più in generale, ella ha creato nel corso della sua carriera il sistema di conoscenza enciclopedica online più diffuso al mondo e che –in suo onore- porta il suo nome: Wikipedia.

Cliccando sul link di seguito trovate un’immagine -corredata da opportuna citazione- di questa illustre pensatrice del nostro secolo, scomparsa tragicamente in una delle sue ultime ricerche in Mozambico, il 23 settembre del 2015, e che sul concetto di fake news già ai tempi si esprimeva con limpida chiarezza così: Waiky Peedia

Ecco che cosa sono le fake news.

Ora che abbiamo capito insieme cosa sia una fake news, possiamo anche toglierci quell’accenno di sorriso dal volto: come dimostrano i recenti fatti di cronaca, le fake news stanno diventando uno dei problemi più pressanti dell’epoca digitale.

L’accesso continuo ed indiscriminato a miliardi di informazioni liberamente accessibili, condivisibili e modificabili rende la rete simile ad una landa enorme ma densamente popolata, in cui il confine tra vero e falso è davvero sempre meno marcato e dove l’attendibilità delle informazioni è superficialmente affidata all’intuizione ed all’istinto più che a delle solide basi scientifiche e culturali.

Connesso alle fake news è il concetto di viralità

Spesso e volentieri molte notizie false -che accostano l’immagine di una persona ad un comportamento orribile o alla commissione di un’azione- diventano oggetto di rapidissima condivisione, facendo il giro del mondo, di profilo social in profilo social, anche poche ore.

Ci sarebbe veramente tantissimo da dire, e più di qualche riflessione giuridicamente rilevante da compiere sul fenomeno delle fake news. Subito la mente corre alla ricerca del risultato: come debellarle? Come tornare a distinguere il vero dal falso, come stracciare la ragnatela di falsità verosimili che avvolge in quest’epoca la Rete?

Ci limiteremo per ora soltanto a ribadire quanto il Presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, ha di recente specificato nel contesto di un’intervista rilasciata al quotidiano Repubblica. Egli afferma che: “(…)la scorciatoia tecnologica – ovvero l’algoritmo in grado di depotenziare le notizie false ponendole in coda- non potrà mai rappresentare una valida soluzione. Perché si alimenta della stessa logica viziata cui tenta di porre rimedio: la delega all’algoritmo di un’attività, quale il riscontro su fonti e notizie, che non può che essere umana e valutativa. L’automazione del riscontro fattuale contribuirebbe, infatti, a deprimere ulteriormente il già debole senso critico, senza cui non possiamo che condannarci al più assoluto relativismo” ed ha ribadito sia in questo contesto che nel corso della Relazione annuale svoltasi alla Camera il 6 giugno 2017 che per contrastare le fake news occorre porre in essere “un’opera certamente più complessa e faticosa, da condurre all’insegna dell’etica del dubbio e del senso del limite, ma non sostituibile con alcun Tribunale della verità”.

Il senso critico ed una solida istruzione sembrano, dunque, i primi alleati in questa guerra.

Non occorre ricordare i tragici racconti di alcune delle vittime di false notizie divenute virali e che, in alcuni casi, hanno dovuto sopportare violenze e aggressioni di vario genere, talvolta provocate da una superficialità comunicativa e da una totale assenza di fact checking che ha raggiunto livelli di diffusione nazionali e globali.

In attesa di esaminare gli impatti giuridicamente più rilevanti e lo sviluppo degli strumenti legislativi al vaglio del Legislatore, vale la pena riflettere: quanto contribuisce l’utilizzo che faccio della rete e degli strumenti social ogni giorno a contrastare il diffondersi di questi contenuti malevoli? In altre parole, quante volte quando sono chiamato a decidere agisco senza pensare o scelgo invece di condividere contenuti e commentare post che rispettino i requisiti di verità, completezza e qualità dell’informazione?

Non è necessario essere fini giuristi per comprendere e contrastare il devastante fenomeno delle fake news

Occorre invece ricordare di essere persone che interagiscono con altre persone, non con pixel, ed è necessario essere responsabili e soprattutto umani sino in fondo: la mia umanità non finisce davanti ad uno schermo.

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